Luther torna al lavoro dopo un periodo di sospensione per un'indagine disciplinare. Era stato accusato di aver provocato, durante la cattura di un serial killer, la caduta del sospettato, finito in ospedale in coma. Il suo primo caso è quello di una coppia di anziani coniugi uccisi nella loro casa. A trovare i cadaveri è la figlia, un'ex bambina prodigio.

Un killer ha preso di mira i poliziotti della città. Due agenti vengono uccisi a colpi di pistola in un agguato e una terza viene ferita da un colpo a bruciapelo. Il suo ferimento però serve ad attirare più poliziotti sulla scena del crimine, dove il killer li bersaglia dall'alto. Luther capisce che si tratta di un militare e riesce a rintracciare il suo nome.

Una donna viene rapita dalla sua casa. Quando la polizia arriva trova il figlio illeso e tutte le pareti piene di scritte fatte con sangue umano. Il sangue risulta appartenere a una donna trovata morta dieci anni prima. Un uomo era sospettato dell'omicidio, ma era stato picchiato violentemente da un agente di polizia infiltrato ed era riuscito a farsi passare per vittima davanti ai media.

In città si verificano una serie di omicidi che fanno pensare a un serial killer. Luther in un primo tempo pensa che l’assassino sia un addetto alle consegne, ma poi ci ripensa e punta le ricerche su un tassista. Insieme a Ripley analizza i video delle telecamere poste nelle vicinanze dei luoghi di ritrovamento dei corpi e scopre un taxi con a bordo una donna somigliante all’ultima vittima.

Luther viene braccato dalla polizia perché creduto colpevole dell’omicidio di Zoe. Reed, il vero colpevole, ha lasciato una serie di indizi sulla scena del delitto che non lasciano dubbi sulla colpevolezza dell’ispettore. Ripley non crede che John abbia ucciso la moglie e lo informa che è stata trovata l’arma del delitto. Luther capisce che è l’unica prova schiacciante contro di lui messa da Reed.