Capri-Revolution (2018)

Written by carlo on September 25, 2019

E’ un film che fa di tutto per non farsi amare questa terza opera storica consecutiva di Martone: zeppa di trame e sottotrame alcune delle quali inevitabilmente vengono solo sfiorate – va bene che era una forza che dispiegava allora le sue ali, ma la comparsata di Gor'kij è sprecata – e attraversata da dialoghi eccessivi nella quantità di parola e/o nell’etereità dei concetti. Invece, sostenuto dall’ariosa fotografia di Michele D'Attanasio e da un andamento che evita di incagliarsi in secche che non ci vuol nulla a sfiorare il ridicolo, la storia della giovane contadina Lucia (Marianna Fontana) e della scoperta di un universo lontanissimo attraverso il contatto con la comune guidata dal pittore Seybu (Reinout Scholten van Aschat) sprigiona un fascino che riesce a catturare lo spettatore per almeno tre quarti della sua durata: convince meno una conclusione in calando che si chiude in se stessa anche visivamente. Siamo nel 1914, ovvero alla fine di un mondo e alla nascita – sanguinosa – di uno completamente diverso: le utopie opposte di Carlo (Antonio Folletto), il socialismo, e Seybu, il pacifismo con il rifiuto delle convenzioni sociali, sono destinate entrambe al fallimento, ma sul momento sono una spinta per provare a cambiare. Alla luce delle prime lampade elettriche il futuro bussa alla porta – la comune ha tratti hippy (altra utopia fallita, fra l’altro) e a sottolinearlo paiono spuntare Allen Ginsberg, John Cale o Pina Bausch – ma non sarà quello sperato sebbene il percorso di tante esistenze ne esca rivoluzionato proprio come quello della protagonista.