Star Trek Beyond (2016)

Written by carlo on July 28, 2016

Al termine del precedente ‘Into darkness’ finalmente si partiva per la missione quinquennale e quindi eccoci dopo circa tre anni – per la precisione 966 giorni così da festeggiare il cinquantennale della prima messa in onda – con l’equipaggio un po’ provato che si appresta a godersi una licenza sulla base orbitante di Yorktown. Non passa molto tempo che la classica richiesta di aiuto civetta trascina l’Enterprise in un’insidiosa trappola ordita dal vendicativo alieno Krall a caccia del più classico dei MacGuffin: perduto il quale nonché la nave, Kirk e soci dovranni ingegnarsi a ribaltare la situazione perché il cattivone ha messo nel mirino la stessa Yorktown e la federazione intera. La storia è tutta qui e, a ripensarci a mente fredda, se ne notano le linee semplici se non semplicistiche, per non parlare di quelle che a esser buoni si potrebbeo definire licenze poetiche, tra una nebulosa non costituita da gas e un’astronave Franklin di cui, a dispetto della stazza, tutti si sono dimenticati sul pianeta che la ospita e che poi decolla in una scena spettacolare ed emozionante, ma assai fantasiosa: si tratta però di difetti che si potrebbero ritrovare in un buon numero degli episodi della serie primigenia, ciò che ha sempre fatto la fortuna di Star Trek è il tono del racconto e, per mezzo dello stesso, la capacità di costruire un’atmosfera. Bersaglio centrato? In linea di massima sì, patendo forse solo qualche lungaggine nella seconda ora: Lin dirige con giusto ritmo le scene d’azione, senza le esagerazioni che ci sarebbero potute aspettare da uno che proviene da Fast & Furious, e sa giostrare con abilità i personaggi che la sceneggiatura di Simon Pegg (che interpreta il signor Scott) e Doug Jung suddivide in gruppetti per meglio studiarne le interazioni. Se la trama nel complesso lascia più di un dubbio, il gioco delle relazioni è di notevole efficacia: la parte del leone è riservata alla coppia battibeccante per eccellenza, ovvero Spock (Zachary Quinto) e il dottor McCoy (Karl Urban), con quest’ultimo che recupera lo spazio che non aveva avuto nell’episodio precedente duettando in punta di battute con il vulcaniano. Nel frattempo Chris Pine prosegue nell’avvicinamento a William Shatner nel ruolo di un Kirk parimenti coraggioso e sfrontato, oltre che portato per le anticaglie in maniera inattesa: la pellicola ha infatti un affettuoso sguardo verso la tecnologia vintage che è spunto non solo per l’antiquata Franklin, ma pure per due delle trovate più brillanti, entrambi utilizzate per sconcertare l’ipertecnologico avversario. Allo scopo, la moto a cavallo della quale il capitano scorrazza armato di occhialoni alla Lawrence d’Arabia fa il paio con i Beastie Boys che, sparati attraverso l’umile VHS, mandano per aria le comunicazioni nemiche: il divertimento si accoppia al ricordo delle incursioni nel passato frequenti nell’originale televisivo. Del resto le citazioni si sprecano, a partire dalla consueta inquadratura di Kirk che, seduto sulla poltrona di comando, guarda Spock da sotto in su: visto che, in questo modo, i vari tasselli paiono al loro posto, resta da verificare se sia stata ricreata la sopra citata atmosfera. Malgrado l’azione sia preponderante – inevitabile al giorno d’oggi – il vecchio spirito batte un colpo proprio nell’idea di fondo: la minaccia esterna, ma poi non così tanto, che mette in pericolo la filosofia unitaria e inclusiva della federazione va combattuta restando uniti e senza rinunciare ai propri principi. Al dilà della teoria, il film è bello da vedere, con una menzione speciale per chi ha immaginato Yorktown, e non annoia fino agli spettacolari titoli di coda in viaggio nello spazio profondo, vivendo inoltre i suoi momenti di commozione nella rievocazione di Leonard Nimoy e nella dedica allo sfortunato Anton Yelchin, morto dopo aver indossato ancora una volta i panni di un brillante Chekov: il livello di ‘Into darkness’ rimane però lontano per qualità di scrittura più che di regia (seppur il trasferimento di J. J. Abrams a Star Wars non sia stato un affare per nessuno) e certo non contribuisce che il carismatico cipiglio di Cumberbatch nel ruolo del cattivo non possa essere pareggiato da Idris Elba quasi sempre nascosto da una pesante maschera.