Maleficent (2014)

Written by tmdb11092951 on February 7, 2015

Era il 1959 e, dopo Biancaneve e Cenerentola, la Disney tornava a cimentarsi con una fiaba tradizionale, questa volta con un budget mai visto fino ad allora per un film animato. I tocchi da maestro si sono rivelati due: il disegno degli sfondi, firmato Eyvind Earle, e il personaggio della fata cattiva, quella non invitata al battesimo, che si presenta tra le fiamme per mettere un'oscura parola fine alla festa. Oggi, sono proprio quegli elementi a fare il film di Robert Stromberg, production designer premio Oscar, che della fedeltà all'immagine originale fa un punto di forza della sua opera, oltre che dell'opzione per un'estetica fantasy, che dona al film una personalità apprezzabile e una cornice medievale che riprende in qualche modo le linee gotiche del '59. Ma la magia, in questa occasione, la porta interamente Angelina Jolie, incarnazione a dir poco perfetta della cattiva disneyana, anche e soprattutto nelle sfumature. Ciò che può invece lasciare perplessi, di primo acchito, è la trasformazione di una figura nata per incutere il terrore, portatrice di una cattiveria indicibile, perpetrata per giunta sulla pelle dell'innocente per antonomasia (un essere umano appena nato e senza colpe), in una fata madrina dai tratti elegantemente dark, onnipresente, prudente e affezionata, financo spiritosa. Fermo restando che la stessa versione di Perrault e poi dei Grimm addolcisce di molto la fiaba nerissima messa alle stampe da Basile, la ragione di questo colpo di coda potrebbe non trovarsi solo nella volontà della casa di produzione di non spaventare troppo un pubblico di minori sempre meno abituati a fare i conti con le brutture del mondo, ma proprio nella dualità che il personaggio originale portava con sé -terrificante eppure così affascinante-, qui ingigantita ad incorporare la dualità che è propria di ogni madre. Basta pensare all'eliminazione pressoché totale della figura della regina in questo film (non si avvicina nemmeno alla culla), per capire che in questo romanzo di cappa e spada e di passione, di mamma ce n'è una sola, ed è Malefica. La fantasia tipica delle fiabe della matrigna (o fata) cattiva, che serve a preservare intatta l'immagine positiva della madre, qui viene riunita in un'unica figura, ed è proprio riconoscendo questa compresenza che Aurora lascia l'infanzia per scegliere consapevolmente il proprio destino (andandosi a cercare scientemente il fuso). Siamo più vicini di quello che potrebbe sembrare alle conclusioni dell'Alice di Burton; la passività non è più cosa per le eroine di oggi; il sonno non dura che pochi minuti.