Le crociate - Kingdom of Heaven (2005)

Scritto da tmdb11092951 il 18 gennaio, 2014

La sola speranza è che una volta mostrata una vicenda collocata tra la seconda e la terza crociata, non ci raccontino in seguito la quinta e la sesta, poi la prima e la seconda, cosi come accade in quel labirinto che è ormai la saga di Guerre stellari. Perchè se anche un formidabile regista come Ridley Scott, mettendo mano in quel crogiolo storico che ha caratterizzato le crociate e che ancora in qualche modo influenza dopo mille anni i nostri rapporti con l'estremo oriente, non aveva molto da scegliere e seguendo le istruzioni di John Ford (L'uomo che uccise Liberty Valance), ha optato per la leggenda, molto più facile da manipolare, perchè con la storia non si patteggia: o la si piega perversamente per motivi politici o se ne raccontano dei frammenti. E quando si tratta di leggende Scott non è secondo a nessuno, perchè può dipanare la sua mostruosa abilità nel camuffare la realtà, fecendone la sua serva. Fatta questa premessa, nessuno può negare che come puro racconto di fantasia, inserito in un contesto storico, Le crociate è esattamente ciò che lo spettatore si attende. Potrebbe paradossalmente non andare a vederlo, immaginando vicende e battaglie omeriche, amori negati, frasi lapidarie, il tutto assediato da musiche, corni e clangori, ferocia guerriera, sangue a fiumi ed una fotografia monocromatica che aggiunge a queste tenebrose vicende quell'unità, che latitando nel contesto storico è almeno presente nello stile del racconto. Il giovane fabbro Balian incontra un cavaliere che scopre essere suo padre (Liam Neeson), in partenza per le crociate. Lo segue prima riluttante e poi del tutto impegnato nella ricerca della propria natura guerriera e della propria identità familiare. Incontra principesse, guerrieri musulmani, re illuminati e diventa un leader, una circostanza inspiegabile, addirittura diventa il punto di riferimento di ogni guerriero crociato, tranne i pochi che tramano contro di lui. E battaglie viste mille volte, ma in realtà il film denota una certa staticità. Dato a Scott quello che è suo: organizzazione dello spettacolo, senso dell'epico, non possiamo ignorare ciò che ci appare come un errore marchiano: l'avere scelto come protagonista assoluto una nullità come Orlando Bloom. Un attore privo di personalità, di un aspetto realmente eroico, di una possanza fisica che giustifichi le sue imprese belliche. Vagamente prognatico, Bloom si aggira per la pellicola con una sola espressione che possa garantirgli credibilità, quella truce, la sola che gli permetta di mascherare la sua inadeguatezza. Se ne Il gladiatore la forte personalità di Russell Crowe era al servizio di una vicenda travolgente, ne Le crociate è del tutto assente quel sentimento umanissimo di rivincità, l'offerta della propria vita per una causa privata. Quì la coralità soffoca ogni emozione. Quanto alle crociate sarà bene leggere qualche libro in proposito e non sarà certo un favore reso a Ridley Scott.