Alla sua morte, un giovane regista africano, Abramo Malonga, lasciò in eredità il suo primo e ultimo film incompiuto al suo ex maestro, il regista italiano Fausto Morelli. Morelli, che dopo aver visto l'opera, si trova di fronte ad un'opera confusa, complessa e, in parte, incomprensibile. Aiutato dalla giovane vedova di Abramo Malonga e dagli appunti lasciati dall'amico defunto, e ancora dai suoi ricordi personali, il regista italiano tenta di ricostruire e completare il film. Il lavoro di Fausto procede con difficoltà, non solo per i problemi che il film gli pone, ma per i problemi che si presentano nella sua vita quotidiana. Dopo una lunga crisi, al termine della quale torna a Pisa con gli ex compagni di festa e si abbandona all'amore e alla propria solitudine, Fausto riprende l'opera dell'amico africano, chiudendola con un'invenzione finale, in cui, con un'audace metafora , ha rifigurato la condizione umana del nostro tempo.

More than fifty years after the release of the film “The Battle of Algiers” in theaters in June 1966, director Salim Aggar found, after a search which lasted more than a year and a half, the actors, extras and technicians who worked on the film directed by Gillo Pentecorvo and produced by Yacef Saadi. In this documentary full of anecdotes and stories about the filming of the film, the director found the actress who played the role of Hassiba Ben Bouali, the young 17-year-old actress who played Bouhamidi's bride but especially certain figures important parts of the film who were barely 10 years old at the time of filming and who no one will recognize today. Beyond the important historical aspect of the film, the documentary focused mainly on the social, cinematographic and cultural aspect of the film and its impact on a generation which had just regained independence.

The Second World War. French authorities ban political parties and unions. In Algeria, the leaders of political and trade union organizations were arrested and interned in "surveillance" camps with more than 2,000 French and foreigners: communist activists, trade unionists, brigadists, Spanish republicans and other opponents of the Vichy regime. The Djenien Bourezg camp is one of these camps, located in southern Algeria and is one of the most formidable. An old activist for the Algerian national cause returns to the scene. He blows away the ashes that cover this part of history. And through it, we discover the hard fight of the camp inmates for respect and human dignity, under a fascist command.

Cheikh Djemaï looks back on the genesis of Gillo Pontecorvo’s feature film, The Battle of Algiers (1965). Through archive images, extracts from the film and interviews with personalities, the filmmaker retraces the journey of a major work - from the events of the Algiers Casbah (1956-1957) to the presentation of the Lion of 'Or causing the anger of the French delegation in Venice - which left its mark as much in the history of cinema as in that of Algeria.

Girato tra il 1973 e il 1975, L'Olivier è stato prodotto dal Vincennes Cinema Group. Questo collettivo attivista di insegnanti e registi, formatosi in occasione di questo film, tenta di spiegare il problema palestinese attraverso interviste. L'Olivier è stato uno dei primi film a tentare di dare sostanza a ciò che in Occidente era ancora largamente ignorato: l'esistenza del popolo palestinese e la sua lotta per recuperare i propri diritti. L'Olivier risponde a una preoccupazione: il già debole sostegno dell'opinione pubblica francese alla causa palestinese è diminuito in seguito all'operazione di Monaco del 1972. Strutturato in modo tale da raccontare la storia palestinese e spiegare lo stato della lotta in quel momento, il film fa appello alla solidarietà militante globale e, in particolare, agli impegni politici europei.