Prendete un nano irascibile di cognome Piccolo, dal grilletto facile e con una passione smodata per Pupo e le sue canzoni. Aggiungete poi un poliziotto in incognito che di cognome fa Doll e che non ha nemmeno il coraggio di dichiararsi alla donna di cui è innamorato e fa il duro travestito da pseudo-criminale. Poi si finisce con Silvano, un ex tossicodipendente in perenne crisi mistico religiosa, che ruba negli appartamenti per sopravvivere, per poi lasciare i santini per farsi perdonare il dolore causato.
E’ la storia di Gianni Minà, osservato da “dietro le quinte” dei numerosi scoop fatti dal professionista. Sessant’anni di professione e di descrizione della società in cui Minà si è misurato nello sport inizialmente, poi nella musica, nel cinema e infine nella politica estera. Il suo percorso è stato dettato esclusivamente dalla sua inguaribile curiosità. Il giornalista ha intervistato spesso personaggi “contro” come Diego Armando Maradona, Massimo Troisi, Pietro Mennea, Muhammad Alì, Fidel Castro, Marco Pantani, Gabriel García Marquez. Il docufilm si basa sul racconto di Minà mentre percorre su una Fiat Cinquecento (in cui il giornalista si spostava, da giovane cronista e poi, con Loredana Macchietti, fin dagli albori della loro collaborazione professionale) le strade di città che hanno segnato la sua professione e intrecciato la sua vita: Torino e Roma.