La città di Troia è un cumulo di rovine dal quale emerge il solo nome di Enea, essere semidivino figlio di Anchise e della dea Venere. Enea ha spostato Creusa, figlia di Priamo, dalla quale ha avuto l'amato figlio Ascanio: una vita privata serena, priva di asperità, alla quale si contrappone un destino segnato dalle Parche che, in una notte, tagliano i fili di un'intera città. Didone giunge coi suoi uomini sulle cose africane e Didone, la regina di Cartagine, ospita i troiani dopo la loro lunga navigazione. La regina chiede ad Enea di raccontare la storia che li ha condotti fin lì: la narrazione parte dalla scoperta del cavallo di legno da parte dei Troiani.

Prosegue il racconto di Enea alla regina di Didone: Ena racconta in particolare che, nell'isola di Delo, un oracolo rivela che i marinai devono andare in cerca dell'"Antica madre", ma Enea non sa dove riuscire a trovare quest'arcana figura. Enea rievoca davanti ai compagni e Didone il momento della decisione della rotta da scegliere: la direzione scelta è l'Occidente.

Enea ha raccontato tutte le vicissitudini che lo hanno condotto al palazzo di Didone: la dolce Creusa, la distruzione della città, la fuga da Troia, l'idea di una terra promessa, la morde del padre. Didone congeda Enea senza alcun commento, ma la regina non riesce a dormire e, affascinata dal racconto della ricerca della terra madre, svela ad Enea che quella terra esiste, si trova a Settentrione e si chiama Esperia. Didone conosce la dolcezza e il dolore della sua passione.

Rimesse le navi i mare Enea raggiunge un'isola dove ritrova una comunità di troiani che sie erano salvati dall'incendio della città e hanno costruito delle saline. Quel luogo tranquillo è messo in crisi proprio da Enea a cui viene chiesto di raccontare della guerra. Giunone, scesa fra le donne troiane, le spinge a incendiare le navi di Enea, ma invano: il viaggio potrà ugualmente riprendere.

Quando Enea sfiora l'idea della rinuncia alla sua ricerca, sarà la madre Venere a guidarlo nel regno dei morti. Enea riavrà dall'ombra del padre la forza sufficiente per compiere l'ultimo tratto del viaggio. Giunone prepara per i troiani che stanno entrando nel Tevere le ultimi terribili avversità. Il viandante Diomede ha annunciato al re Latino lo sbarco e la profezia secondo cui sua figlia Lavinia sposerà uno straniero. La curiosità e la diffidenza circondano i Troiani. Enea dona a Turno, re dei Rutuli, una spada di ferro e ne riceve una coppia di buoi: uno scambio che sembra preparare il terreno per un rapporto di reciproco rispetto.

Enea, seguendo il consiglio di Latino, si avvia verso l'interno a cercare il senso definitivo del suo viaggio. Il vecchio greco che vive lì da molti annni gli dà in risopsta solo leggende. Al Campo intanto un compagno di Lavinia è stato ucciso. Turno, che non riesce più ad udire le preghiere della sorella, prende le armi. Giunione ora sa che sul Lazio scorrerà sangue troiano e latino.

Latino si è reso conto della follia iraconda di Turno nei confronti di Enea e quest'ultimo decide di sfidare Turno in una battaglia all'ultimo sangue. Uscito vittorioso, Enea sposa la figlia di Latino, che, in punto di morte, gli lascia in eredità le sue terre. Enea ha finalmente coronato il sogno di trovare una patria per il suo popolo.