Nel 1298 la flotta genovese attaccò le navi veneziane sorprendendole. Marco Polo fu catturato e finì nel carcere di Genova, dove dettò a Rustichello da Pisa le sue memorie. Marco rimase ben presto solo: suo padre era partito con lo zio prima che lui nascesse e sua madre morì quando aveva sette anni.

Niccolò e Matteo Polo, padre e zio di Marco, tornano da Venezia come ambasciatori del Gran Khan, per poi ripartire alla volta del Catai (Cina), stavolta insieme con Marco. I tre approdano in Terra Santa, dove Tebaldo Visconti li incarica di diffondere il verbo cristiano: nei deserti armeni, tuttavia, la compagnia viene attaccata dai musulmani.

Dopo che il capo saraceno ha concesso la libertà ai Polo, la carovana può riprendere il viaggio e continuare ad avanzare nella sterminata Persia. I Polo giungono ad Hormuz (Cormosa), nel Golfo Persico, da dove avevano intenzione di salpare per la Cina. La città è falcidiata dalla peste e le navi, per arginare il contagio, sono state incendiate. I Polo sono costretti a ripiegare verso Nord.

Il Principe Chinkin, durante una battuta di caccia imperiale, viene colto da una crisi epilettica: Marco Polo lo soccorre, ma rischia di essere giustiziato, poiché la malattia è un'onta di cui nessuno deve venire a conoscenza. Intanto la corte è tornata a Cambaluc e il generale mongolo Bayan, che guidava l'esercito di Kublai Khan contro la dinastia cinese Song, annuncia la vittoria sulla Cina del Sud.

Il primo ministro del Gran Khan Achmet è scettico sull'amicizia fra il principe e Marco Polo e decide di allontanare quest'ultimo, spedendolo nella Cina del Sud. Marco vi conosce Yang Ku, il poeta, e viene invitato in casa sua: qui conosce sua figlia Mei Li e Monica, l'orfana di un mercante dalmata.

Siamo nel 1281 e a Khanbaligh, capitale dell'impero, i Cinesi tramano contro i mongoli. Il ministro del Gran Khan, Achmet, viene ucciso e ha così inizio la rivolta, che culmina con l'uccisione dei ribelli. Nel frattempo, Marco Polo ha fatto carriera...

Il Principe Chinkin muore e la perdita addolora profondamente Kublai Khan, che, udita la notizia della ribellione di Nayan, non esita a mettersi alla guida dell'esercito per domarla. Per Marco, Matteo e Niccolò Polo giunge il momento di ripartire per accompagnare la Principessa Kokacin in Persia dal suo futuro sposo.