Hitman: Agent 47 (2015)

Written by tmdb11092951 on March 4, 2021

I film tratti da videogiochi non hanno mai goduto di particolare fortuna, né di pubblico né tantomeno di critica. I sequel di film tratti da videogiochi addirittura si contano sulle dita di una mano. L'idea di trasporre una seconda volta su grande schermo le imprese dell'Agente 47, dopo lo sconfortante esito di Hitman, pare una bizzarria ai limiti dell'inspiegabile. Sceneggiatura nuovamente affidata a Skip Woods, mentre dal cast svanisce una star come Olga Kurylenko, in una coproduzione tra Germania e Stati Uniti, che uniscono le forze finanziarie con una piccola aggiunta cinese, che porta in dote (per una manciata di minuti) la star locale Angelababy, nota soprattutto per uno dei matrimoni più costosi di sempre. Una sceneggiatura che è difficile credere sia stata scritta in più di un giorno o due tanto è esile e costellata di luoghi comuni (è possibile ricorrere ancora a pseudonimi come John Smith?), per un B-movie in cui la sospensione dell'incredulità (ma spesso pure dell'intelligenza) la fa da padrone. A Hitman: Agent 47 interessa chiaramente solo la componente action: dialoghi, spessore dei personaggi e originalità non sono neanche esplorati. Purtroppo è anche l'azione a lasciare a desiderare. Non c'è una soluzione acrobatica o un coup de théâtre che non sia già stato visitato e rivisitato dall'action di Hong Kong prima e dalla Hollywood di Joel Silver e Michael Bay poi. Tra le innumerevoli citazioni l'ispirazione più chiara resta Terminator, con i viaggi nel tempo e relativi paradossi sostituiti dall'onnipotenza che caratterizza il killer a sangue freddo protagonista, privo di emozioni e quindi di scrupoli. Immancabile lo scienziato pentito da salvare, con inesorabili sensi di colpa nei confronti di una figlia destinata a scoprire sempre più la peculiarità della propria natura e del dono (o maledizione) assegnatale da un genitore con smanie da Creatore. Tra una sparatoria, un'esplosione e un cambio di location (tutti più o meno giustificati da ragioni produttive o di product placement) ci si avvicina stancamente allo showdown, destinato anch'esso a deludere. Il villain interpretato da Zachary Quinto - che riprende la stessa mono-espressione del malvagio Sylar della serie Tv Heroes, per non abbandonarla più - vorrebbe essere una sorta di T-1000 indistruttibile, ma lo scontro tra i due superuomini, ambedue troppo super, si traduce un puro tedio. Impossibile che scatti il minimo moto di immedesimazione per personaggi che sembrano silhouette in movimento. L'esito complessivo di Hitman: Agent 47, come nella peggiore delle previsioni, è quello di un videogame già giocato, privo della componente interattiva ma sovraccarico di tutto il resto. E destinato, come nel precedente tentativo di Woods, a non trovare un pubblico, con buona pace del contro-finale che parrebbe auspicare un ulteriore sequel, oltremodo improbabile.