Spectre (2015)

Scritto da carlo il 25 novembre, 2015

Tra inseguimenti, scazzottate, esplosioni e sparatorie – con conseguente numero industriale di morti ammazzati – le due ore e mezza di Spectre volano che è un piacere, senza lasciare allo spettatore il tempo di annoiarsi: una volta ripresosi dallo stordimento che ne consegue, il suddetto spettatore comincia però a fare due conti e scopre che non tutto quadra. Il confronto con il precedente Skyfall è del tutto impossibile – in fondo, sarebbe stato un miracolo replicare l’indovinato insieme di azione e contenuto del film di tre anni fa – ma questo lavoro deve cedere il passo anche rispetto a Casino Royale: le voragini che si aprono nella storia scritta da John Logan e Neal Purvis in collaborazione con Robert Wade possono innervosire persino chi è ben disposto alla sospensione dell’incredulità e portano a un’eccessiva prevalenza del contenitore sul contenuto (per particolare sgangheratezza si segnala il segmento ambientato nel deserto). Eppure la squadra degli autori è la stessa delle precedenti puntate di quella sorta di reboot bondiano che sono le avventure interpretate da Daniel Craig: forse è proprio il tentativo di tirare le fila di tutto quanto incrociando i destini dei personaggi presenti negli altri tre film che finisce per rendere troppo artificiosa e stiracchiata la trama. L’interconnessione è una novità per 007, le cui storie in precedenza hanno sempre avuto fra di loro legami molto tenui quando non inesistenti, ma non è certo l’unica, la più importante essendo quella ben conosciuta dell’umanizzazione del personaggio rispetto allo standard dell’ammazzasette sciupafemmine tutto Aston Martin - che comunque ritorna alla grande - e vodka martini: anche qui se ne indaga la personalità, sottolineandone in special modo la solitudine di uomo senza relazioni personali tanto che miss Moneypenny (Naomie Harris) si spinge a dirgli ‘E’ la vita, James, dovresti provarla qualche volta’. Nel frattempo Bond sta seguendo un’esile traccia che, partendo da Città del Messico, lo porta a Roma – dove trova il tempo di sedurre la Bond lady Lucia (Bond girl sarebbe davvero troppo per l’età, pur mirabilmente portata, di Monica Bellucci) – quindi sulle Alpi austriache e infine a Tangeri per scoprire l’intrigo che coinvolge sicurezza mondiale e vicenda personale: tutto questo in solitaria o affiancato dalla bionda Madeleine (Léa Seydoux) , perché a Londra il burocrate C (Andrew Scott) sta cercando di fare le scarpe al suo Servizio. Il nuovo M (Ralph Fiennes), Moneypenny e soprattutto il mago dei ‘giocattolini’ bondiani Q (Ben Whishaw) - a cui viene riservato più spazio del consueto – si ritrovano ad aiutarlo di nascosto, ma il nostro riesce comunque, ovviamente, ad arrivare al nocciolo della questione malgrado gli agguati dell’assai poco loquace Hinx (il wrestler Dave Bautista): la Spectre compare così per la prima volta nella serie con Craig e, assieme a essa, l’arcinemico Ernst Blofeld, interpretato qui dal tarantiniano Christoph Waltz. Il quale, a dir la verità, offre una recitazione un po’ troppo gigiona per essere efficace in un cast non proprio favorito dalla scarsa empatia dell’interprete femminile: al tirar delle somme, la prova di Léa Seydoux non si può certo definire convincente (sì, è meglio di Monica Bellucci, ma per quello ci vuole davvero poco). Si fanno preferire gli attori del gruppo inglese, capitanato dallo stesso Craig che viene ripagato per le fatiche fachiresche al fine di rientrare nel fisico del ruolo con l’aver ormai ridefinito le coordinate del personaggio: agli altri sono riservati i pochi passaggi che alleggeriscono l’atmosfera in una sceneggiatura dai dialoghi secchi e puntuti forse più del consueto. Dopo la bella prova di Skyfall e malgrado qualche chiacchiera attorno al nome di Cristopher Nolan, alla regia si ripresenta Sam Mendes che, pur non facendo miracoli e con l’aiuto della bella fotografia di Hoyte Van Hoytema, conferma le sue molte qualità, giocando in alcuni momenti con le citazioni – le suggestioni sorrentiniane della sequenza nella villa romana e gli interni a Tangeri tra ‘Tè nel deserto’ e vecchi intrighi levantini – e firmando una delle sequenze iniziali migliori di sempre, dal lungo piano sequenza che la introduce all’elicottero che volteggia impazzito sulla festa dei morti a Città del Messico. Del resto la morte è uno dei temi principali del film, come pure il passato che ritorna - ‘i morti sono vivi’ avvisa una didascalia prima d’iniziare – già ben presente in Skyfall e sottolineato dai titoli di testa un po’ barocchi e non ben supportati da Sam Smith con la sua Writing On The Wall.