I sogni segreti di Walter Mitty (2013)

Verfasst von tmdb11092951 am 22. Oktober 2015

La vera fine delle pubblicazioni di Life, storica rivista fotografica americana, e la sua trasformazione in una testata online, è la cornice che questo secondo I sogni segreti di Walter Mitty (il primo del 1947, in italiano l'avevamo titolato Sogni proibiti) sceglie per imbastire un conflitto parallelo e speculare a quello tra realtà e immaginazione che anima il protagonista. Mentre Walter scopre l'ebrezza della vita vissuta realmente, con essa sostituendo le proiezioni che la sua mente genera quando si incanta, dall'altra parte la testata per la quale ha sempre lavorato chiude la versione cartacea e si appresta a diventare una presenza esclusivamente in rete, cioè non esistente. Al centro di tutto, il negativo da ritrovare, oggetto che fa da crocevia per diversi destini e mutamenti. Sembra non voler scontentare nessuno Ben Stiller, perchè alla fuga dalla realtà che il protagonista compie attraverso i suoi sogni nella prima parte del film non destina un solo ruolo negativo (sarà uno di questi sogni ad occhi aperti a spingerlo ad iniziare la parte avventurosa del film), mentre dall'altra parte tutta la parabola di Walter è una grande ode alla riconquista di una dimensione autentica e umana dei rapporti, non mediati da nessuna tecnologia e saldamente ancorati ad esperienze vere. L'idea principale pare essere che esiste una sola possibile visione sincera e appagante dei rapporti e non prevede intermediari tecnologici in alcuno stadio. È però un repertorio di tramonti e paesaggi desolati da grande naturalismo il mezzo attraverso il quale Ben Stiller sembra voler veicolare le sue idee. La ricerca di Walter passa per alcuni dei luoghi più clamorosi del pianeta per concludersi (come si conviene ai viaggi formativi) dietro casa. La riconquista di una dimensione autentica di vita è raccontata attraverso le meno probabile delle esperienze, nonchè la più remota per i singoli, senza alcun ausilio intellettuale dovrebbe quindi essere la forza della visione della maestosità dei paesaggi naturali (visione fasulla perchè mediata dal cinema) a scatenare una presa di coscienza riguardo il vero senso dell'umanità. In Walter Mitty e nel suo viaggio interiore c'è insomma molta meno originalità di quanto il suo autore non sembri desiderare. È brutto e sconveniente dirlo, tuttavia in questo film molto serio e ponderato di Ben Stiller, in cui la commedia è relegata a pochissime scene demenziali, si ha lo stesso l'impressione che il registro divertente che ogni tanto spunta rimanga il più congeniale all'autore, quello che riesce meglio di tutti a dire qualcosa di sconveniente e liberatorio. Il resto sono velleità poetiche da sfondo del computer.