Terminator Salvation (2009)

Scritto da tmdb11092951 il 26 ottobre, 2014

La terza avventura del cyborg Terminator (Le macchine ribelli) non aveva incontrato il favore del pubblico, figuriamoci dei fan. A mancare era la capacità visionaria del cinema di James Cameron, autore dei primi due episodi, e ancora il cervello e le emozioni fusi insieme in una coppia indissolubile come Sara e John Connor. La sfida raccolta da McG, di ingrassare e richiamare alla vita una macchina fantascientifica pronta a sfidare l'eternità, era perciò ardua e quantomeno temeraria. Insperabilmente il quarto capitolo, che apre la strada a due sequel, "decide il futuro" ed è il primo ambientato nel futuro, non è un prodotto d'azione americano adagiato e consolatorio ma abitato da suggestioni politiche e mitiche. Calcando il terreno della politica e dell'etica (la messa in scena di un teatro di guerra, la riduzione dell'uomo a macchina, lo sguardo dell'altro, che va abbattuto, cancellato, estirpato), Terminator Salvation è innanzitutto un viaggio di apprendimento, non solo uno spostamento da un punto a un altro, né un semplice percorso narrativo, quanto piuttosto un itinerario obbligato che avvicina al prossimo chi lo compie, nel tentativo di costruire insieme qualcosa di cui si avverte l'essenziale necessità. La figura dell'eroe in Terminator Salvation è duplice, con possibile spiazzamento dello spettatore più tradizionalista. La sceneggiatura di Brancato&Ferris ammette la presenza di due eroi, uno trionfante e l'altro soccombente. Uno è John Connor, che sta facendo il suo percorso di formazione per diventare leader effettivo della Resistenza, l'altro è Marcus Wright, prototipo da infiltrazione, che inevitabilmente compirà il percorso sacrificale. L'antagonista del Connor di Bale non è solo la robotica inespressività e il cubismo muscolare del cyborg di Schwarzenegger (evidente omaggio alle puntate precedenti e alla personalità cinematografica dell'attore austriaco) ma è soprattutto il "prototipo" di Sam Worthington, che supera i confini fisici umani mantenendo tracce di umanità. Se Schwarzenegger è l'istituzione che simboleggia e (re)incarna il prodotto della politica piegata al potere e di un establishment appena sconfitto, Bale e Worthington sono lo specchio delle tendenze politiche dominanti negli States. McG riprone allora la relazione binaria dei film di Cameron, in cui il rapporto con l'altro è spesso conflittuale sul piano dei sentimenti e su quello della pura e semplice sopravvivenza. John e Marcus si misurano con l'apocalisse nucleare e con i gravosi compiti del loro ruolo: uomo, il primo, che dice (e fa) cose clamorose ("non si uccidono i civili inermi"), creatura nata in laboratorio, il secondo, che guarda commosso i vecchi esseri umani con le loro passioni e i loro errori. Il loro contatto, la combinazione di un un'autentica umanità dentro un corpo ideale, crea l'uomo che si aspetta, il nuovo eroe che saprà riconciliare l'uomo e la macchina (proiezione della sua potenza, del suo sogno e del suo fallimento) e, fuori di metafora, l'America imperiale e il mondo degli oppressi. Il quarto episodio, coniugando la spettacolarità dei set e l'incalzare dell'azione con l'emergere di un'emozione profonda, produce un cinema inquieto e ideologico, un'iconografia infernale e bellicistica, che ingaggia una battaglia con la macchina da presa, ostinata come un T- 800, nel rivendicare la propria potenzialità fotogenica sul punto di deflagrare in mille pezzi.