Stuart Little - Un topolino in gamba (1999)

Scritto da tmdb11092951 il 16 luglio, 2015

Il cinema è una questione di dimensioni, un luogo in cui la fascinazione per la proiezione delle immagini è strettamente legata alla grandezza delle stesse. E, in particolare, è il cinema per l'infanzia ad essersi fatto portatore sano della filosofia "bigger than life" attraverso una riscrittura dei rapporti di forze fra fasce d'età (adulti e bambini messi sullo stesso piano) e specie biologiche (piante e animali dai tratti antropomorfici) con finalità sia edificanti che di puro intrattenimento. Rob Minkoff, regista che non a caso viene dall'animazione e dal grande successo de Il Re Leone, rilegge una nota favola dello scrittore americano E.B. White, trovandovi all'interno l'opportunità di giocare "dal vero" sulle proporzioni e su uno schiacciamento delle coordinate spazio-temporali. Nella New York della famiglia Little non ci sono tracce che rimandano a una precisa collocazione. Anche se inserito all'interno di uno skyline newyorkese visibilmente artificioso e accompagnato delle insidie dei giardini di Central Park, l'universo dei Little è fuori da ogni tempo: l'abbigliamento vintage, il perbenismo ostinato, l'estetica sospesa fra sobrietà art decò e una pop art dai toni pastello. La costruzione di una realtà favolosa e l'abbattimento delle gerarchie del regno animale, procedimenti così naturali nell'animazione, vengono problematizzati in Stuart Little non solo da una storia che parla di accettazione e di appartenenza, ma anche attraverso scelte di regia ed effetti di post-produzione che fanno di tutto per dare un senso di elasticità alle proporzioni. Minkoff si impegna anche visivamente a minimizzare il mondo degli adulti (che appaiono per lo più manichini sorridenti e benpensanti), e a gonfiare quello dei piccoli, fino a farvi contenere avventure e imprese in miniatura (la regata fra i modellini di barche, la caccia al topo notturna a Central Park). In questo universo fiabesco trova collocazione ideale Stuart, topino dotato di una capacità di affetto garantita solo dalla purezza del digitale; mentre, al contrario, i gatti appaiono come gli unici soggetti contaminati dal cinismo della City.