Cado dalle nubi (2009)

Scritto da tmdb11092951 il 3 febbraio, 2015

Luca Medici, alias Checco Zalone, come tanti suoi colleghi s'imbarca sul volo che dal piccolo schermo, dal palcoscenico dei comici televisivi, porta al cinema, dentro un film. Con sé non ha una valigia di cartone ma un bagaglio più solido, che resiste al tragitto: un copione estremamente lineare, talora sbrigativo, ma mai volgare, e un gruppo di attori di contorno - su cui svetta Dino Abbrescia - che non si accontentano di offrire una spalla ma creano un piccolo mondo in una stanza. Finisce alla pari, dunque, il confronto tra Checco Zalone e lo spettatore accorto. A svantaggio dell'attore, il fatto che, nonostante non si tratti di una sequela di gag ma di un film in tutto autosufficiente, non per questo Cado dalle nubi si potrà vedere con lo stesso piacere più di una volta: è un umorismo one shot, occorre accontentarsi; a suo merito, che la risata è certa, incontenibile. Si riconfermano i punti forti dell'interprete: l'abilità nella scrittura della canzonetta demenziale nel contenuto e credibile nell'esecuzione e l'uso di un italiano storpiato dall'ignoranza, vergognosamente vicino a quello di tanta gente, giù dallo schermo. Gaffeur nato, "fenomeno" di stoltezza, il corpo comico di Checco Zalone è quello del modello sacrificale, che mette alla berlina in prima linea se stesso per costringere i suoi interlocutori al riesame di sé, alla fuoriuscita delle contraddizioni. Scritto da Zalone stesso in coppia fissa con l'autore dei suoi testi Gennaro Nunziante, qui anche regista, Cado dalle nubi non rivede certo la storia della comicità cinematografica, non ne cambia una virgola né aggiunge una mezza frase, ma ha il pregio, nella sua meravigliosa mediocrità (per usare un'espressione che il film dedica al suo protagonista), di andare a stanare la piccola Iltalia che nella cronaca è fatta più di concetti che di immagini - i giovani dell'oratorio, le manifestazioni leghiste di portata locale - e di raccontarla senza ricorrere per forza al grottesco, cosciente che, ahinoi, non ce n'è nemmeno bisogno.