Il principe abusivo (2013)

Scritto da tmdb11092951 il 17 novembre, 2014

Se non volete rinunciare alle 'letture' infantili, se non cercate uno stile, se ai "compagni d'essere" preferite i compagni di gioco, se al film di sostanza preferite quello di circostanza (San Valentino), Il principe abusivo è il film che fa per voi. Trionfo di buoni sentimenti, con un occhio alle vicende sentimentali del più celebre Principato e un altro a Walt Disney, Il principe abusivo è una commedia fiabesca svolta tutta in superficie e in un bel castello marcondirondirondello, dove un re 'volpone' vorrebbe maritare la principessa a un rampollo aristocratico e imbranato. La fanciulla naturalmente non ci sta, preferendo come Lady Diana concerti e beneficenza a un consorte dagli orecchi grandi. Scritta, diretta e interpretata da Alessandro Siani con un'inevitabile quota di zucchero, la favola della bestia che sposa la bella parla napoletano e dice di piccoli grandi amori al confine tra film animato e film dal vero, dove passerotti blu introducono le vicende umane e umani mortali ambiscono all'immortalità dell'animazione. Precipitato dalla realtà alla fiaba 'a miracol mostrare' è il principe partenopeo di Siani, i cui desideri sono davvero quelli di un ragazzino, che sogna una grande casa comoda, nemici da combattere e una principessa da impalmare. In un mondo altro frequentato da sangue blu annoiati e capricciosi, l'infantile entusiasmo di un disoccupato 'benvenuto al nord" ma inviso all'aristocrazia assume l'onnipotenza di un farfallone amoroso, imbeccato e insidiato da un mattatore poco propenso al ruolo di spalla. Christian De Sica, fall in love con la rossa Quagliarulo di Serena Autieri, che canta, balla e stira, è la chiave per evadere dai confini un po' soffocanti di una teatralità partenopea che ammicca improduttivamente alla comicità "nevronapoletana" di Troisi. Diversamente da Vincenzo Salemme, che nella commedia borghese, nel bene e nel male, ha trovato una dimensione esclusiva e personale, Alessandro Siani non ha mai conquistato una presenza scenica originale, pescando nel mare azzurro di Troisi, riproponendone l'inerzia fisica, la passività davanti all'aggressività, la parola farfugliata, l'irrinunciabilità alla lingua d'origine, svuotata tuttavia della sua straordinaria energia vitale e dimentica delle tragedie e i drammi 'reali' che stanno dentro e dietro il mondo che racconta. Principe abusivo e attore in-debito, alla maniera di Troisi (Non ci resta che piangere) conquisterà la sua bella, recitando una canzone in un film che sembra amore ma è soltanto un calesse.